Miei prodi, eccomi tornata con la seconda parte del post dedicato al fallimento.
La scorsa volta abbiamo parlato dei modi in cui ognuno di noi affronta il fallimento. C'è chi fa del fallimento una tragedia, chi si rialza ma non si rimette subito in gioco e chi fa del fallimento un trampolino di lancio per la crescita personale o uno stimolo a fare meglio.
Poi c'è lui: Samuel West.
Costui è uno psicologo svedese che ha avuto la brillante idea di trasformare alcuni dei più colossali "fallimenti" (da parte di aziende anche molto note nel panorama mondiale) in opere d'arte.
Ha aperto, quindi, il "Museum of failure".
Come si legge sul loro sito, si tratta di "una raccolta di oltre 100 innovazioni fallite". Il fondatore è infatti convinto che "l'apprendimento sia l'unico modo per trasformare il fallimento in successo. E l'unico modo per imparare dal fallimento è essere disposti a parlarne". Invece di mascherare il fallimento, mette in luce le imperfezioni nella speranza di creare un ambiente in cui le persone siano spinte a innovare e non aver paura di fallire.
Dalla loro base a Helsingborg, in Svezia, queste "opere d'arte" hanno cominciato a girare il mondo, grazie a degli eventi pop-up che rendono possibile ammirare il lavoro di una serie di personaggi che non si sono arresi ma hanno fatto del loro meglio per non ricadere negli stessi errori.
Il museo ha recentemente intrapreso un tour mondiale facendo una sosta all'A + D Museum nel centro di Los Angeles. Ha sostato a Shanghai da gennaio a marzo dello scorso anno e per i prossimi mesi era stata prevista una tappa in Francia.
Ma veniamo alla parte più succulenta del post: quali sono queste opere che hanno fallito in modo così "eccezionale", tanto da meritare un posto nel suddetto museo?
Tra le opere più conosciute annoveriamo:
- Le lasagne prodotte da Colgate (sì, quella del dentifricio).
- La Coca-Cola Blak: una miscela di Diet Coke e caffè.
- "Trump - The game": un Monopoli ideato da Donald Trump.
- Il Newton Messagepad di Apple: un palmare che poteva prendere appunti e inviare fax. Purtroppo la scarsa capacità di supportare la scrittura a mano lo rendevano poco pratico.
- Gli occhiali di Google: erano di gran moda. I problemi di privacy e il prezzo elevato hanno rimesso questi occhiali... Al loro posto!
- BiC For Her: una penna appositamente progettata per le donne. La confezione recava la scritta "design elegante" e costavano il doppio rispetto alle altre penne. Il popolo di internet ha reagito con rabbia e risate, per cui la Bic ha ritirato il prodotto dal mercato.
- Il profumo della Harley Davidson: il marchio dell'iconica casa motociclistica americana ha provato a creare un prodotto che "trasudasse" libertà, forza e coraggio. Con scarsi risultati, a quanto pare.
- Le Pringles "fat free": "100% di soddisfazione, 0% di colpa". Queste patatine senza grassi contenevano l'additivo Olestra*, che ha quasi subito manifestato spiacevoli effetti collaterali: il corpo, non potendo assorbire la sostanza, era infatti afflitto da crampi gastrici e diarrea.
- Un Dvd di Blockbuster: la società americana ha dichiarato bancarotta nel 2010, in seguito alla diffusione dello streaming su internet e alla creazione di piattaforme come Netflix.
- Maschera di bellezza che tonifica i muscoli facciali con l'elettricità: con un'applicazione di 15 minuti per tre/quattro volte a settimana promette miracoli. Tuttavia, il dispositivo non ha mai ricevuto l'approvazione in materia di sicurezza e pare che durante l'utilizzo, stando alla recensione di un utente, si abbia l'impressione "che mille formiche ti mordano la faccia". Ultimo ma non meno importante (soprattutto se si vive con un cardiopatico), la maschera sembra essere presa direttamente da un film dell'orrore.
Niente male, eh?
Se vi va, potete "togliervi un peso" anche voi, raccontandomi in un commento la storia del vostro fallimento più "cocente" o, in alternativa, potete sfruttare il muro messo a disposizione dal Museo, dove il pubblico è invitato ad attaccare all’interno di una bacheca un post-it con la storia del fallimento che ha "bruciato" loro di più.
Ignoravo totalmente l'esistenza di questo Museo ����
RispondiEliminaÈ un museo unico nel suo genere!
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